martedì 27 gennaio 2015

queer

Il termine “queer” evoca il superamento delle politiche identitarie gay, lesbiche, bi- e trans del trentennio che va dagli anni sessanta alla fine degli ottanta.
 Nell'ultimo decennio fenomeni di trasformazione del “queer” (tra virgolette) in un'etichetta facilmente spendibile sul mercato, come prodotto-immagine della cultura globale e globalizzata, hanno rivelato il rovescio del progressismo sessuale riconosciuto all'Occidente: il carrello di Ikea, per citare solo l'esempio di una pubblicità recentemente apparsa in Italia  è la riprova mediatica che i gay (le lesbiche forse ancora no) hanno finalmente raggiunto il potere, non solo d'acquisto.
  il queer non è limitato né alla soggettività gay, né al rapporto dei movimenti di liberazione sessuale con il mercato; piuttosto, esso rappresenta le promesse disattese di quello che rimane un ampio progetto politico anti-essenzialista e anti- (o post-) identitario. Di conseguenza, sondare il terreno di critica al processo di omologazione queer è parte di una critica estesa alla normatività oltre i confini nazionali.



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