Il termine “queer” evoca il superamento delle politiche
identitarie gay, lesbiche, bi- e trans del trentennio che va
dagli anni sessanta alla fine degli ottanta.
Nell'ultimo
decennio fenomeni di trasformazione del “queer”
(tra virgolette) in un'etichetta facilmente spendibile sul mercato,
come prodotto-immagine della cultura globale e globalizzata,
hanno rivelato il rovescio del progressismo sessuale riconosciuto
all'Occidente: il carrello di Ikea, per citare solo l'esempio
di una pubblicità recentemente apparsa in Italia è la riprova mediatica che
i gay (le lesbiche forse ancora no) hanno finalmente raggiunto
il potere, non solo d'acquisto.
il queer non è limitato né alla soggettività
gay, né al rapporto dei movimenti di liberazione sessuale
con il mercato; piuttosto, esso rappresenta le promesse disattese
di quello che rimane un ampio progetto politico anti-essenzialista
e anti- (o post-) identitario. Di conseguenza, sondare il terreno
di critica al processo di omologazione queer è parte
di una critica estesa alla normatività oltre i confini
nazionali.

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