ricevo e pubblico:
Fenomeno dei suicidi Interrogazione parlamentare e relativa risposta del Ministro Sul fatto quotidiano del 28 ottobre 2011 un articolo significativo dal titolo “La strage silenziosa delle forze dell’ordine” ove, fra l’altro è scritto: “Spesso dietro il suicidio di un Carabiniere vi è la frustrazione nello svolgere il proprio lavoro,le vessazioni subite le legittime aspettative
deluse. Significativo è che talvolta i parenti delle vittime – di questo si tratta – non vogliono la partecipazione ai funerali dei superiori del corpo di appartenenza.” Leggendo la risposta del Ministro della Difesa Ignazio Larussa non percepisco la volontà di affrontare il problema da parte della “politica” che, al contrario, lascia sostanzialmente ancora in capo ai “superiori” la responsabilità nella gestione del fenomeno. MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.- Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che: con numerosi atti di sindacato ispettivo gli interroganti hanno chiesto, tra le altre, di conoscere quali immediati e urgenti iniziative intenda avviare il Ministro interrogato per monitorare, contenere e possibilmente risolvere, il preoccupante fenomeno dei suicidi tra gli appartenenti alle forze di polizia ad ordinamento militare; solo tra gli appartenenti all'Arma dei carabinieri si sono verificati ben 5 casi di suicidio dal 27 ottobre 2010 ad oggi; nell'Arma dei carabinieri si registra quella che agli interroganti appare una inconcepibile restrizione e costrizione, entro insufficienti e inadeguati spazi, delle individualità del personale e dei diritti democratici ad opera dei vertici con una costante azione che appare mirata a realizzare, con un esasperato rigore sotto gli aspetti della disciplina, il raggiungimento di determinati obiettivi che possano consentire un maggiore campo d'azione della politica di Governo sui temi della sicurezza e della lotta alla criminalità -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, oltre che urgente, richiamare ad un
più attento e adeguato esercizio delle potestà attribuite dall'ordinamento militare
coloro che a qualsiasi livello hanno le responsabilità del comando e nel contempo
avviare concretamente ogni possibile azione volta alla comprensione e al miglioramento dei rapporti tra l'amministrazione militare e gli amministrati, ponendo come obiettivo della propria azione il benessere del personale e dei nuclei familiari. (4-09297)
La Risposta
del Ministro della difesa: Ignazio La Russa.
Osservo, in linea generale, che gli episodi di suicidio tra gli appartenenti all'Arma dei
carabinieri, maturati prevalentemente al di fuori dell'ambiente lavorativo, presentano caratteri non difformi da quelli riscontrati nella popolazione generale (età media pari a
35,5 anni, maggiore incidenza nella fascia d'età tra 36 e 45 anni e maggior numero di
casi tra i coniugati). Le difficoltà nelle relazioni interpersonali, in particolare quelle afferenti la sfera sentimentale e familiare, rappresentano il movente di oltre il 50 per cento dei casi di suicidio e, a seguire, i motivi di salute propri e dei familiari.Dagli studi condotti è emerso che nell'Arma dei carabinieri sono presenti specifici fattori di rischio che possono incidere sull'evento, quali la disponibilità di un'arma individuale, le ricorrenti situazioni di stress psicofisico e il carico di responsabilità che discende dalle elevate aspettative che la società ripone nel ruolo istituzionale ricoperto. Nel merito, invece, degli specifici quesiti posti, preciso, con riferimento alle singole interrogazioni in esame, quanto segue:
atto n. 4-06516: relativamente ai due casi di suicidio richiamati dall'interrogante, sono
state regolarmente effettuate le comunicazioni istituzionali previste, mentre non è
stata data notizia alla stampa trattandosi di eventi che rientrano nella sfera del privato,
nonché nel rispetto del dolore delle famiglie coinvolte; i due episodi non risultano
assolutamente collegati tra loro e sono, verosimilmente, riconducibili a problemi di
carattere familiare e a gravi problemi di salute personale. Nell'anno 2010 si sono
verificati 22 casi di suicidio e nell'anno in corso, ad oggi (18 ottobre 2011), 10 casi;
atto n. 4-07126: nel periodo preso in considerazione dall'interrogante, ovvero dal 1990
al 31 marzo 2000, si sono registrati 141 episodi di autolesionismo, mentre dal 1o aprile
2000 al 2010, 149 casi. I medici militari dell'Arma dei carabinieri sono, attualmente,
121 (tutti ufficiali del ruolo tecnico logistico - specialità medicina); tale numero
complessivo comprende 1 ufficiale medico in missione all'estero (Kosovo Force), 11
ufficiali medici in servizio presso enti sanitari interforze (ospedali militari e dipartimenti
militari di medicina legale), 13 ufficiali medici attualmente impiegati presso la scuola
ufficiali per la frequentazione del corso formativo per ufficiali del ruolo tecnico
logistico, 4 ufficiali medici in aspettativa per motivi di studio e 2 ufficiali medici nella
forza potenziale. Il numero degli ufficiali medici che prestano attualmente servizio
presso gli enti dell'Arma corrisponde, pertanto, a 90 unità impiegate presso il comando
Generale, il Centro nazionale di selezione e reclutamento, il Centro polispecialistico di
Roma e le 41 infermerie presidiarie dislocate sul territorio nazionale. Ritengo opportuno
osservare, altresì, che rispetto al 2000, gli ufficiali medici dell'Arma partecipano, con
voto deliberativo, alle commissioni medico ospedaliere di prima e di seconda istanza,
qualora vengano prese in esame pratiche relative al personale dell'Arma (ai sensi
dell'articolo 33, comma 6, del decreto legislativo n. 298 del 2000); sostengono, poi, 3
assetti di «Role 1» (struttura di 1o soccorso e di assistenza sanitaria) nei vari teatri di
operazioni all'estero, oltre svolgere funzioni di «medico competente», ex articolo 38 del
decreto legislativo n. 81 del 2008. Gli ufficiali del ruolo tecnico logistico (specialità
psicologia) dell'Arma attualmente in servizio sono 13, di cui 1 impiegato presso la
scuola ufficiali per la frequenza del corso formativo. Quanto, invece, alle attività poste
in essere ai fini di prevenire il fenomeno in questione, l'istituzione si avvale della
responsabile azione svolta dai comandanti ad ogni livello, basata sulla conoscenza
diretta e consapevole dei propri militari e, inoltre:
contribuisce, dal 1992, all'attività dell'osservatorio permanente sul fenomeno del
suicidio in ambito militare;ha reso operativo, dal 2001, il servizio di psicologia medica, con il compito di prevenire e curare il disagio psicologico dei militari in servizio, in quiescenza e dei loro familiari,di svolgere attività di prevenzione primaria (attività divulgativa/informativa e monitoraggio nel tempo), di prevenzione secondaria (controllo e supporto in situazioni acute) e di terapia (farmacoterapia, counselling e psicoterapia). L'accesso al servizio è volontario e risponde a severi requisiti di riservatezza, di rispetto del segreto professionale e dell'assoluta tutela della privacy. Le prestazioni erogate, a titolo
gratuito, hanno una connotazione esclusivamente medico-assistenziale e non rivestono
finalità medico-legali o, comunque, attinenti al servizio d'istituto; ha istituito, dal 2002, la «Commissione di supporto della condizione generale del personale dell'Arma dei carabinieri», diretta da un ufficiale generale, con compiti di monitoraggio nello specifico settore, allo scopo di isolare fattori di criticità e d'individuare adeguate soluzioni migliorative dei livelli di benessere dei militari; atto n. 4-07623: l'episodio non è stato classificato dall'Arma come «incidente di servizio» e sono state inoltrate, infatti, le prescritte comunicazioni di rito per i casi di suicidio. Alla famiglia del deceduto sono stati elargiti due sussidi urgenti per un totale di 2.500 euro; atto n. 4-09297: proprio in ordine all'aumento degli episodi suicidiari verificatisi nel 2010, l'istituzione ha implementato ogni forma di attività volta all'analisi/prevenzione di tali eventi, sia tramite il servizio di psicologia medica, che attraverso l'istituzione della «Commissione centrale sul fenomeno dei suicidi», presieduta dal Sottocapo di Stato maggiore della stessa Arma dei carabinieri: tale «Commissione» ha svolto un'attenta analisi degli episodi, verificando l'estraneità al servizio delle motivazioni a base del gesto, constatando l'assoluta genericità del profilo del militare a rischio (anagrafico, familiare, psicologico, culturale, economico, operativo) e infine, accertando la correttezza dei competenti interventi (di gestione del personale, amministrativi,
d'impiego), prima e dopo l'evento, così da escludere, con certezza, la delusione di aspettative rispetto all'Amministrazione. Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.
1 commento:
ho trovato questo articolo solo oggi, mentre stavo cercando materiale per richiedere il riconoscimento della causa di servizio per malattia psichica dovuta a oltri 20 di servizio nell'arma. Sono rimasto sconcertato dalle parole del ministro, il quale, avendo molte più fortune del sottoscritto, evidentemente non conosce la dura realtà dei ruoli base dei carabinieri (bassi ovviamente, carabinieri e sottufficiali). Anzitutto, contesto le statistiche del ministro. Infatti, anche ammettendo che esse possono essere analoghe ai civili, egli, non può non sapere che per entrare nei cc bisogna non avere familiarità (indagini parentali sino alla 7a generazione) con malattie ledenti le facoltà mentali e, quindi, con episodi autolesionistici. Un cc che si suicida è pertanto, già un evento eccezionale. Riguardo alle aspettative che vi sarebbero per gli appartenenti all'arma, vi rimando al sito dell'arma, sezione concorsi e arruolamenti. Scoprirete che al ruolo direttivo (ufficiali) si accede solo in tenera età (accademia militare e grandi raccomandazioni). Gli interni, in percentuale molto ridotta rispetto al ruolo normale, possono accedere solo se provenienti dal ruolo marescialli, con max 32 anni di età. Come si capisce, dal novero, vengono inspiegabilmnte esclusi tutti gli altri gradi (carabinieri, appuntati, brigadieri etc.), ma anche mortificate le aspettative di tutto il personale laureato in materie giuridiche, dato che per quei pochi marescialli in erba e sufficiente un generico diploma di scuola media secondaria. Fate voi.
Ho avuto anche esperienza con lo psicologo messo a disposizione dell'arma e posso relazionare. Egli non è affatto neutro ed imparziale nelle sue valutazioni (come non può esserlo nessun dipendente verso il proprio datore di lavoro), infatti, non scriverà mai che le cause dei vostri problemi derivano dal servizio (vessazioni, angherie, etc.).
Tanto dovevo per senso di giustizia e rispetto nei confronti di colleghi meno fortunati.
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