tratto da http://www.anfp.it
Signor Presidente della Repubblica, del Senato e della Camera dei Deputati,
è
con viva preoccupazione che l’Associazione Funzionari di Polizia guarda
alle ripercussioni che il processo di revisione della spesa pubblica
potrebbe avere sulla sicurezza, intesa come attività di contrasto alla
criminalità, come tutela dell’ordine pubblico, ma anche come sistema di
garanzia dell’equità e della parità di diritti e doveri dei cittadini,
condizione irrinunciabile della salvaguardia dell’assetto democratico.
Se
negli intenti del Governo la Spending Review dovrebbe rispondere alla
finalità di ottimizzare l’attività di spesa, attraverso interventi di
razionalizzazione da attuare sul fronte organizzativo, le azioni
giudicate necessarie non sembrano corrispondere all’esigenza di
effettuare la conversione benefica dei costi in investimenti destinati a
migliorare l’efficacia dell’azione e l’efficienza.
L’impressione
che se ne ricava è quella di una sommatoria di azioni occasionali
indirizzate all’esigenza di “fare cassa”, mediante una rigida
ristrutturazione e contrazione, piuttosto che strategiche rispetto a un
programma che restituisca alla spesa il carattere di un impiego
lungimirante in grado di comportare profitti sociali e benefici per la
collettività.
In particolare per quanto riguarda il comparto della
sicurezza sembra proprio che si tratti di sottrazione di risorse,
attraverso tagli lineari che interessano il personale con una pesante
riduzione dell’organico e che di conseguenza vanno ad incidere sulla
qualità dell’offerta di sicurezza ai cittadini e sull’azione di
controllo del territorio, proprio in una fase di crisi che alimenta
malessere che da legittima manifestazione di scontentezza minaccia di
sfociare in forme di protesta violenta.
Il nostro incrollabile
spirito di servizio ci ha sempre sostenuto nel collocare i nostri
problemi di categoria nel contesto più ampio dell’interesse generale.
Ma
proprio per la nostra competenza e per la funzione che svolgiamo, che è
a un tempo di tutela e di ascolto delle ragioni e delle esigenze dei
cittadini non vogliamo esimerci dall’osservare che l’esigenza di mettere
in campo soluzioni di esclusivo carattere “finanziario”, va a discapito
dell’interesse generale, in termini di benessere, di salvaguardia e di
difesa dei diritti. L’ “esposizione” al disordine e alla penetrazione
criminale che questo momento storico favorisce come mai in precedenza è
stato denunciato anche nella relazione dell’Intelligence Italiana al
Parlamento del 2011, quando poneva l’accento sulla crisi economica e le
vulnerabilità del sistema paese.
La preoccupazione ivi espressa è
che la criminalità organizzata giovandosi della crisi di liquidità,
propria della negativa congiuntura economica, ne approfitti per
sviluppare e radicare il suo profilo affaristico nelle realtà del
centro-nord secondo una logica predatoria, come bene evidenziato
dall’indagine giudiziaria sull’inquietante vicenda che ha coinvolto
persino l’ex presidente della Banca Popolare di Milano.
Ma la
preoccupazione è anche che soggetti e gruppi oltranzisti di chiara
matrice eversiva, sfruttino il disagio sociale per innalzare il livello
di scontro con le Istituzioni. E purtroppo la conferma è arrivata con
l’attentato compiuto a Genova, lo scorso maggio, ai danni dell’ingegnere
dell’Ansaldo, Roberto Adinolfi.
Eppure il provvedimento non sembra
curarsi di queste minacce reali, prevedendo il blocco delle assunzioni
per oltre 18.000 unità nei corpi di polizia e non dando risposte sulla
paventata ipotesi di chiusura delle Questure e dei presidi provinciali
delle altre forze di polizia. La Spending Review prevede infatti da oggi
al 31 dicembre 2015, un taglio degli investimenti per la sicurezza per
un ammontare di 618 milioni di euro, con una contrazione” degli
investimenti e della relativa spesa che comporta pesanti ricadute su
tutti i corpi di polizia (carabinieri, poliziotti, finanzieri, forestali
e penitenziari) con un taglio dell’organico che nel 2015 ammonterà a n.
18.755 unità. La riduzione dell’organico della Polizia di Stato per le
mancate assunzioni dal 2012 al 31 dicembre 2015 ammonterà a 7 mila
poliziotti, mentre il blocco del turn over indurrà pesanti ricadute
anche sull’innalzamento dell’età media delle forze dell’ordine, il cui
sistema per quanto riguarda i servizi operativi, è stato già compromesso
negli anni scorsi. Le forze di polizia erano già pesantemente in sotto
organico (per la sola Polizia di Stato, oggi, esso ammonta a 16 mila
unità in meno, un vuoto che salirà entro il 31 dicembre 2015 a meno 22
mila agenti), determinando un vero stato di crisi con la chiusura di
numerosi presidi di sicurezza sul territorio.
Sentiamo dunque
l’obbligo di esprimere preoccupazione per interventi che avrebbero
l’effetto di disarmare lo Stato e la democrazia in una fase di grave
debolezza, esponendo i cittadini già provati dalla pressione dei
sacrifici, a ulteriori elementi di incertezza e paura del presente e del
domani, e gli operatori della sicurezza alla frustrazione di non poter
assolvere ai propri compiti con la necessaria e responsabile efficienza e
con la piena soddisfazione del compimento del proprio dovere.
Consapevoli
dell’attenzione vigile e tenace che Lei, Signor Presidente, riserva al
tema della sicurezza come componente essenziale della conservazione
attiva della nostra democrazia, Le rivolgiamo un appello a sollecitare
una analoga vigilanza e un impegno concreto da parte del Governo,
raccomandando che si tenga conto della necessità di conciliare le
esigenze di razionalizzazione delle spesa con le più alte e
irrinunciabili istanze di tutela delle garanzie dei cittadini.
Enzo Marco Letizia
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