"Nel
settembre del 2005, al termine della sfida tra l’Hellas Verona e le
Rondinelle, sono rimasto gravemente ferito in uno scontro tra tifosi ed
agenti.
Sono stato picchiato con il manganello durante una carica e poi sono rimasto molti mesi all'ospedale, due dei quali, in coma.
Le mie funzioni fisiche sono state ridotte notevolmente, e nonostante
la lunga riabilitazione a cui mi sottopongo da anni con molta tenacia,
non avrò molti margini di miglioramento.
Questo
lo so quasi con certezza: l’unica cosa funzionante come prima nel mio
corpo infatti è il cervello, attivo come non mai. Dopo quattro anni non
ho ancora stabilito se questa sia stata una fortuna.
Ho
perso il lavoro, sebbene abbia un padre caparbio che insiste nel
mandare avanti la mia ditta, sottraendo tempo e valore ai suoi impegni.
Ho perso la ragazza. Ho perso il gusto del viaggiare (il più delle volte
quelli che erano itinerari di piacere si sono trasformati in veri e
propri calvari a causa delle mie condizioni fisiche). Ho perso
soprattutto molte certezze, relative alla Libertà, al Rispetto, alla
Dignità, alla Giustizia e soprattutto alla Sicurezza.
I poliziotti che mi hanno pestato erano tutti a volto coperto, quindi non identificabili. La sentenza del primo grado al mio processo ha portato all’assoluzione per insufficienza di prove di sette poliziotti imputati.
Eppure
la corte ha stabilito che è stato usato un manganello, che sono stati
scagliati più colpi, che lo strumento era vietato dal Ministero
dell’interno, che la carica della polizia non era stata autorizzata, che
il lancio di lacrimogeni era esagerato per la situazione, che le
lesioni potevano cagionare la morte e che le riprese dei fatti siano
state manomesse.
La
polizia è colpevole ma il fatto che i poliziotti avessero agito a volto
coperto ha portato ad un’impossibilità di stabilire chi ci fosse dietro
quei passamontagna. Le responsabilità della polizia sono state accertate. Ma non ci sono colpevoli, non possono esserci.
Nella
maggior parte dei paesi europei, le forze dell'ordine indossano divise
provviste di codici identificativi. Grazie a questo semplice codice,
ogni agente potrebbe essere identificato da parte della Magistratura nel caso in cui si rendesse reo di condotte penalmente rilevanti, come nel mio caso.
Chiedo che anche in Italia i codici identificativi sulle divise delle Forze dell'Ordine vengano resi obbligatori.
I codici identificativi non sono penalizzanti in alcun modo per le
forze dell'ordine che non hanno nulla da nascondere, anzi
rappresenterebbero anche per loro l'opportunità di riacquisire
credibilità."
NON CONCORDO CON QUANTO CHIESTO , PERCHE' IGNORA IL FATTO CHE L'ORGANIZZAZIONE DELLA POLIZIA IN ITALIA E' INATTUALE , FAR PAGARE AGLI AGENTI LE COLPE DI SCELTE POLITICHE SBAGLIATE , METTEREBBE ANCORA PIU' AL SICURO CHI I MASSACRI LI ORDINA AL FINE DI INFLUENZARE L'OPINIONE PUBBLICA .
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